Dove | Poggio (Marciana) - Centro storico |
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Come arrivare | Camminare a piedi lungo i vicoli del centro storico di Poggio che sale verso la piazzetta della chiesa. |
La Chiesa di San Niccolò si trova al vertice delle vie del paese del piccolo borgo di Poggio. È costruita direttamente sulla roccia e come altre chiese fortificate dell'Isola d'Elba doveva esercitare funzioni difensive.
Edificata probabilmente nel XII secolo la sua struttura a croce greca è caratterizzata dalla duplice utilità che ha assunto nel tempo, un esempio raro di unione tra architettura religiosa e militare insieme.
L'edificio sacro era certamente preesistente rispetto ai due bastioni che si ergono ai lati della facciata (databili al XVI secolo) e le altre strutture costruite per la difesa di Poggio durante il periodo delle incursioni piratesche.
La Chiesa esternamente si presenta molto povera nonostante la grande scala che conduce all'ingresso, mentre all'interno l'edificio presenta i caratteri sontuosi del barocco e conserva numerosi dipinti, statue e vari arredi, oltre che un organo del 1854 di Michelangelo Poli.
Nelle due cappelle laterali sono ancora esposti magnifici dipinti ottocenteschi: nella cappella dell'Annunziata si trova una tela di Antonio Rossi del 1883 “L'Annunciazione”, mentre a sinistra nella Cappella del Rosario è conservata un'opera raffigurante “La Vergine Maria tra Sant'Antonio da Padova e Santa Caterina da Siena.
Ancor più interessante è il quadro di San Rocco di Giacomo Mellini, un personaggio di grande rilievo per l'Isola d'Elba: Corsaro della Francia Repubblicana, ingegnere, cartografo, pittore, soldato, esperto e direttore delle miniere. Aveva frequentato la scuola militare in Francia e dopo aver aderito alla Rivoluzione si distinse nella difesa di Bastia contro gli Inglesi. E proprio a Bastia infatti, all'interno della Cattedrale di Saint Jean, è presente una bellissima pala d'altare dipinta dal Mellini quando dirigeva la difesa della città.
A lui risalgono inoltre l'interesse per la storia e l'archeologia elbane e a lui si deve il ritrovamento di un centinaio di oggetti recuperati nei pressi di Capoliveri e che oggi sono esposti nel Museo Archeologico di Portoferraio.
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