Le strutture militari della penisola di Capo Enfola furono realizzate nel periodo compreso tra le due Guerre mondiali, nell'ambito del piano di "Difesa Costiera" che interessò tutta l'Italia tra il 1935 al 1938.
La batteria costiera fu realizzata per tenere sotto controllo lo specchio acqueo che separa l’Elba dalla costa toscana dalla Corsica. Era presidiata da circa 200 uomini e dotata di quattro cannoni aventi una gittata capace di coprire una zona di tiro che si sovrapponesse alla postazione gemella posta sulla punta del Falcone a Piombino.
Per rendere utilizzabili i pezzi antiaerei anche di notte, furono utilizzati potenti proiettori fotelettrici capaci di illuminare a giorno il mare antistante e il canale di Piombino. Inoltre furono impiegati sistemi aerofonici e torrette telemetriche per il puntamento dei pezzi d'artiglieria di grosso calibro.
Poco prima dell’Operazione Brassard, quando le truppe francesi ricevettero l’incarico di occupare l’Elba con un’operazione anfibia, la batteria dell’Enfola giocò un ruolo fondamentale.
Con lo scopo di annientare i quattro temibili cannoni che potevano ostacolare lo sbarco degli uomini sulla spiaggia di Marina di Campo, 12 gommoni con 80 militari francesi a bordo partirono da Procchio e si avvicinarono silenziosamente alla scogliera di Capo d’Enfola, usando le pagaie per non fare rumore.
Nel buio totale iniziarono a scalare la scogliera a picco sul mare, ma dopo 2 ore di lenta risalita una pietra caduta allertò i tedeschi.
Iniziò così un cruento combattimento all’arma bianca, che si concluse con la distruzione dei bunker con l’esplosivo al plastico.
Il commando contò alla fine della missione solo 14 sopravvissuti, mentre i tedeschi ripiegarono sulla costa toscana.
Curiosità: Pochi sanno che da questo episodio di guerra fu tratta l’ispirazione per il film del 1961 “I cannoni di Navarone” un tipico dramma hollywoodiano, dal cast notevole, che comprendeva, tra gli altri, attori del calibro di Gregory Peck, Anthony Quinn, Irene Papas e David Niven, diretti dal regista J. Lee Thompson.
I resti di queste strutture di guerra posizionate sul promontorio sono ben visibili: i bunker, i raccoglitori d’acqua e le cisterne, le piazzole dei cannoni e le casematte.
Ben mimetizzata e riparata dagli eventuali nemici si trova la santabarbara, una lunga e spaziosa caverna interamente scavata nella roccia dove venivano custodite le cariche e le munizioni. Un piccolo tunnel dal tetto a volta realizzato con mattoni costituisce l'uscita della polveriera che si trova dalla parte opposta all'ingresso principale.
All’interno degli alloggi sono ancora riconoscibili le diverse stanze utilizzate come dormitorio dei soldati nei quali sono visibili i grossi anelli di ferro attaccati alla parete che fungevano da supporto alle brande appese al muro.
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