Area protetta e fruizione | L’Isola di Montecristo è fortemente tutelata, infatti tutto il territorio fa parte della zona di tutela 1, a cui si aggiunge anche lo Scoglio d'Africa o Affrichella, situato a largo dell'isola. Anche la totalità del mare che circonda Montecristo, fino a 1 km dalle sue coste, è inserito nella zona di tutela 1. L’isola è anche nell’elenco delle Zone di Protezione Speciale (ZPS). È fatto divieto assoluto di balneazione, oltre al prelievo di qualsiasi materiale vegetale e di interesse geologico. |
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Come visitare Montecristo | Dal 2019 le visite sull’isola sono consentite a 2000 persone l’anno e sono rese possibili grazie all’accordo tra il Parco Nazionale e il Comando Carabinieri per la tutela della biodiversità dei Parchi (Reparto Carabinieri Biodiversità di Follonica). Dal 16 aprile al 14 maggio, per motivi di tutela dell’avifauna, la fruizione dell’isola è interdetta. Le visite sono possibili solo con guida autorizzata. Visite guidate a Montecristo » |
L'Isola di Montecristo, un tempo chiamata Oglasa, è una delle isole più selvagge e inaccessibili del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Per tutelare la natura peculiare dell'isola è Riserva Naturale Statale Integrale con decreto ministeriale del 4 marzo 1971 e Riserva Naturale Biogenetica diplomata dal Consiglio d'Europa dal 1988.
Nel 1899 l'isola divenne una riserva di caccia esclusiva di Vittorio Emanuele III di Savoia, e tale è rimasta fino all'istituzione della Riserva Naturale.
Curiosità: L'isola è stata resa famosa dal celebre romanzo di Alexander Dumas “Il Conte di Montecristo”, che racconta la storia di un leggendario tesoro nascosto proprio a Montecristo nell'Abbazia di San Mamiliano, costruita nel '600 da monaci benedettini.
Montecristo è un piccolo gioiello con una superficie di 10,4 chilometri quadrati prevalentemente composto di granito grigio-rosa e visivamente ha una forma a piramide che dà l'idea di inespugnabilità. Sono presenti pochi sentieri che consentono di raggiungere la cime delle due vette più alte: Monte Fortezza (645 metri) e Cima dei Lecci (563 metri). Le sue coste a picco sul mare non permettono un facile approdo all'isola, infatti l'unico punto accessibile è Cala Maestra, sul versante occidentale.
Le condizioni che hanno impedito un'influenza antropica a Montecristo, hanno favorito il prosperare di molte specie della flora e della fauna un tempo diffuse in tutta l'area dell'Arcipelago. La copertura vegetale è costituita da una bassa macchia mediterranea di arbusteti a prevalenza di erica arborea, rosmarino, cisto, elicriso e maro e costituisce un rifugio importante per gli uccelli migratori.
Per quanto riguarda la fauna, la capra selvatica è sicuramente l'elemento più vistoso, importata probabilmente da antichi navigatori, e che oggi si è perfettamente adattata all'ambiente. È presente inoltre il raro discoglasso sardo, una rana appartenente all'area sardo-corsa.
Montecristo è luogo di passaggio di numerosi uccelli migratori e ospita importanti specie di uccelli marini tra cui il gabbiano corso e la berta minore, le cui colonie sull'isola sono di interesse europeo. Tra i rapaci è possibile scorgere il gheppio, la rara aquila reale e qualche corvo imperiale.
A Montecristo vivono inoltre alcune specie endemiche di rettili tra cui il biacco e la vipera di Montecristo.
Anche l'ambiente marino è molto ricco, sul fondale di Montecristo infatti vi sono praterie di posidonia, anemoni di mare, coralli e fino a circa 40 anni fa l'isola era anche l'habitat naturale per le foche monache, specie ormai molto rara in tutte le acque del mediterraneo.
Montecristo ad oggi è praticamente disabitata, vi soggiornano infatti solo alcuni agenti del Corpo Forestale dello Stato, ma fino al XVI secolo è stata sede di una comunità monastica, di cui oggi rimangono i resti dell'antica abbazia e monastero di San Mamiliano, nella località chiamata il Convento. Ancora visibile è anche la grotta dove si dice che il santo abbia soggiornato. L'unica costruzione attualmente presente sull'isola, dove vi risiede la guardia forestale, è la Villa Reale di Cala Maestra, fatta costruire dal proprietario di allora l'inglese Giorgio Watson-Taylor e oggi sede di un piccolo Museo Naturalistico.
Secondo una leggenda, l'origine del nome Montecristo sarebbe riconducibile a San Mamiliano, che dopo essere stato fatto prigioniero e schiavo riuscì a fuggire e a rifugiarsi sull'isola dove visse in solitudine e meditazione in una grotta, chiamata infatti Grotta del Santo o Grotta di San Mamiliano e ribattezzando l'isola in “Mons Christi”. La leggenda racconta inoltre la coraggiosa uccisione da parte di Mamiliano, di un terribile drago alato guardiano dell'isola, alla cui morte sarebbe scaturita una sorgente d'acqua purissima. Il culto di San Mamiliano è molto sentito in tutto l'Arcipelago Toscano; a Marina di Campo esiste una chiesa dedicata in cui il 15 settembre di ogni anno si celebra la festa del Santo.
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