Con il Congresso di Vienna il Granducato di Toscana, compresa l’Elba, fu assegnato nuovamente ai Lorena, ancora nella persona di Ferdinando III, e nel giro di pochi anni l’apparato amministrativo francese fu smantellato e introdotto quello toscano.
Allo scoppio della prima guerra d’indipendenza, le isole toscane compresa l’Elba, vennero utilizzate principalmente come luoghi di prigionia per i nemici dello stato. Nel 1860 anche l’Isola d’Elba fu unita al Regno d’Italia, ma fu privata di esenzioni e privilegi concessi dal granduca e subì una gravissima depressione economica.
Durante gli ultimi due grandi conflitti bellici, la posizione strategica e l’opportunità di produrre armi e munizioni grazie alle sue risorse ferrose furono le principali ragioni dell’interesse logistico degli armamenti europei.
Ne sono testimonianza i tunnel tra Procchio e la Biodola, le postazioni di tiro di Capo Poro, le vere e proprie strutture militari con casermette e polveriere di Capo Enfola, i Semafori di Chiessi e Monte Grosso.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale, lo stabilimento siderurgico di Portoferraio assunse un’importanza strategica e accelerò moltissimo la produzione; molti operai furono esentati dalla chiamata alle armi. A parte il numero rilevanti di morti in battaglia, l’unico avvenimento che interessò direttamente l’Elba accadde il 23 maggio del 1916, quando un sommergibile austro-tedesco silurò gli altiforni di Portoferraio causando seri danni e vittime e l’affondamento del piroscafo Washington al largo dell’isola di Palmaiola.
La fine della I Guerra Mondiale, si concluse con un bilancio di 374 soldati elbani caduti in guerra.
Gli albori della II Guerra Mondiale, furono un periodo storico drammatico, che vide la costituzione dei primi fasci, in cui però non si registrarono particolari episodi di violenza. Fino alla fine della guerra l’Elba infatti non fu direttamente coinvolta nelle vicende belliche che stavano sconvolgendo il resto dell’Italia. L’armistizio dell’8 settembre 1943 con gli anglo-americani rese difficile la posizione dell’isola nel conflitto.
La situazione precipitò la mattina del 16 settembre con il primo bombardamento tedesco su Portoferraio, a cui seguì l’immediata occupazione dell’isola da parte delle truppe del Reich.
I nove mesi seguenti furono segnati da numerosi eventi luttuosi come l’affondamento al largo di Nisportino del piroscafo Andrea Sgarallino, con la morte di circa 300 civili, e i continui bombardamenti da parte degli alleati sulla città di Portoferraio. In quel periodo gli Elbani conobbero le violenze, la fame e la degradazione che la guerra comporta.
L’incarico di cacciare i tedeschi dall’Isola d’Elba, affidato all’esercito francese, prese il nome di Operazione Brassard (17 - 20 giugno 1944). Durante i quattro giorni di combattimenti le perdite tra la popolazione civile furono numerose, inoltre il governo alleato, subentrato ai tedeschi, trovò l’Elba in condizioni di estrema gravità.
Le principali attività di sostentamento dell’isola erano state distrutte, le abitazioni danneggiate e i collegamenti marittimi completamenti interrotti. A parte della popolazione elbana non restò che emigrare, gli altri, grazie ai benefici della Cassa per il Mezzogiorno, poterono costruire i primi alberghi, camping e stabilimenti balneari.
Iniziò così il periodo di valorizzazione e rifacimento dell’Isola d’Elba e il successo nell’ambito del turismo internazionale.
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