Partenza / Arrivo: San Piero
Tempo medio: 4 ore
Lunghezza: 9 km
Difficoltà percorso: media
Dislivello in salita: 346 m
Sentieri percorsi: n. 195, n. 133, n. 133A, n. 135B, n. 135, n. 134A, n. 134, n. 134B, n. 134C
Da vedere: Sito subappenninico Il Sasso, Sito megalitico dei Sassi Ritti, Mulino del Moncione, Tomba villanoviana, Capanna di Marco, Antiche cave di granito, Colonna pisana, La Nave
Il progetto “Le vie del granito” copre un’area particolarmente interessante dal punto di vista storico ed archeologico, ricca di cave dismesse, antichi manufatti in granito e siti preistorici, visitabili percorrendo la ramificata rete sentieristica.
Il percorso si snoda sulle pendici sud orientali del Monte Capanne, una zona dove è possibile osservare diversi manufatti di granito semilavorati: colonne abbozzate e abbandonate tra bassi cespugli, altari e vasche che, dimenticati in quelle che erano le antiche cave, sono ciò che rimane dell'antica lavorazione del granito.
Dal campo sportivo di San Piero si imbocca sulla sinistra il pianeggiante sentiero n. 195 che coincide, nel tratto iniziale, con la via di accesso alle cave di granito ancora attive. Al primo bivio proseguire sulla sinistra lungo una strada carrabile, poco dopo imboccare sulla destra il n. 133.
Dopo poco, la deviazione sul n. 133A in località Il Sasso, permette di visitare il panoramico sito preistorico.
La località Il Sasso fu sede di un insediamento dell'Età del Bronzo, riferibile alla cosiddetta cultura subappenninica (1300 - 1150 a.C.). Le popolazioni che abitavano le pendici del Monte Capanne, si dedicavano principalmente alla pastorizia e alla tessitura. Le strutture abitative erano rappresentate da capanne a pianta ellittica con copertura di frasche intonacata d'argilla. Dal sito del Sasso era possibile comunicare visivamente con gli altri abitati della zona, secondo una strategia riscontrata in tutti gli insediamenti subappenninici dell'Elba occidentale.
Ripreso il percorso 133 si prosegue fino a un altro bivio con il sentiero n. 135B che si imbocca girando a destra e dirigendosi verso nord. Appena iniziata la salita ci si imbatte nei menhir che danno il nome alla località detta I Sassi Ritti.
Arrivati al pianeggiante sentiero n. 135 si svolta a sinistra fino al Mulino di Moncione, il più grande mulino elbano, in uso fino al 1910. Da qui si scende sul sentiero n. 134 A e poi dritto sul n. 134 dove è possibile raggiungere, in località Lo Spino, un piccolo pianoro dove si trova una tomba a cassetta costruita con lastre di granito risalente, secondo alcuni, al periodo villanoviano.
Questa tecnica di sepoltura prevedeva la cremazione del defunto. Le sue ceneri venivano poi collocate all’interno di un’urna in argilla munita di una ciotola/coperchio, la cosiddetta urna cineraria biconica. Intorno al recipiente veniva eretta una piccola struttura (cassetta) a base rettangolare, formata e coperta da lastre di granodiorite.
Dalla tomba si deve tornare indietro per circa 10 minuti e prendere il sentiero n. 134 in discesa. Al termine di questo breve tratto di discesa il sentiero n. 133 (verso San Piero), da seguire solo per poco andando a sinistra, conduce al domolito Il Grottino, piccola struttura in pietra un tempo utilizzata dai pastori.
Il ricovero pastorale "Il Grottino" è un esempio di caprile costruito in muro a secco dal pastore Mamiliano Martorella e utilizzato come luogo per la produzione casearia e ricovero per gli attrezzi. La tecnica costruttiva, antichissima, è rappresentativa delle strutture simili presenti all’Isola d’Elba e si ritrova diffusa in tutta l'area del Mediterraneo.
Ritornando all'ultimo incrocio si prosegue in discesa sul sentiero n. 134. Lungo il percorso, stando bene attenti ad alcuni tratti più ripidi, si trova la Capanna di Marco, uno dei ricoveri pastorali più suggestivi dell’Isola d’Elba.
Dopo una sosta ad osservare l’incredibile panorama sulla spiaggia di Cavoli, Seccheto e sulla punta di Fetovaia, seguendo il sentiero n. 134 B è possibile osservare il sito delle antiche cave di granito, dove sono visibili le varie fasi dell'estrazione del granito e le tecniche di lavorazione della cava: cesure per tagliare i blocchi, formelle per sgrossare e i diversi semilavorati a vari livelli di lavorazione. È probabile che la cava, aperta dai romani tra il I ed il II secolo d.C, sia poi stata sfruttata dai Pisani tra il 1000 ed il 1400.
Riprendendo il n. 134, in circa 10 minuti si raggiunge la deviazione per la Macina (n. 134 C).
Ripreso il tracciato principale si scende fino ad incrociare il sentiero n. 195 che verso destra (in circa 30 minuti) permette di raggiungere il n. 195 C. Qui si trova un'imponente colonna sbozzata, appartenente all'Opera della Primaziale Pisana come si evince dall'iscrizione “OPE” presente su di essa.
Tornando indietro sul n. 195, un'ultima deviazione sulla strada asfaltata conduce all'antica scultura in granito della Nave, che è forse il manufatto più celebre, citato in tutte le cronache dei viaggiatori che hanno visitato l'Elba nel corso dei secoli.
In prossimità di una curva sulla strada, proseguire lungo il sentiero delimitato da una sbarra che conduce alla scultura situata nel suo antico luogo di estrazione. Tornando indietro, proseguire sempre sul n. 195 fino a San Piero.
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